Nel mio studio ho da tempo una fotografia che ci ritrae al termine di un collegio docenti un 16 giugno di qualche anno scolastico dei tanti passati insieme, stanche per l’anno scolastico appena terminato, sorridenti e felici di poterci finalmente rilassare. Tu sorridi un po’ forzatamente. Hai quel rossetto a lunga durata che ti ho sempre invidiato, così come ho ammirato i tuoi scamiciati, i maglioncini a collo alto, i foulard e le calze colorate, tutto selezionato con cura. E il tuo zainetto… col libro da leggere in treno.
In questi giorni l’ho guardata e riguardata, quella foto, pensandoti. Pensando a come sapevi stare allo scherzo, a come sapevi essere spiritosa ma anche accogliente e discreta. Ti avvicinavi sempre in punta di piedi, mai una parola di troppo, solo un: “diciamo pure …”.
Forse siamo state semplicemente colleghe, anche se abbiamo condiviso tante passioni e preoccupazioni, non ultime quelle legate ai ragazzi che vivono e alcune volte sostano a lungo nella nostra scuola, ai quali hai dedicato molto del tuo tempo a correggere gli scritti, a scrivere i profili e le relazioni, puntuali, precise e mai scontate. Hai dato loro parte di te, hai pazientato, aspettato, hai svelato loro qualcosa di sé stessi, li hai spronati ed aiutati a crescere.
Il desiderio di confrontarci e incontrarci è sempre stato grande; spesso le chiacchierate in sala professori ci portavano su argomenti dei più disparati, sinché alla fine, tra libri e gatti da curare, non ci ricordavamo più da dove eravamo partite. E quando hai iniziato a stare male, pensando che avresti gradito di più il mio silenzio o qualche messaggio veloce, non ho voluto angosciarti con le domande, certa di un tuo ritorno a scuola.
Ma ancora una volta hai voluto intraprendere la tua strada in punta di piedi, lasciando noi a percorrere la nostra increduli, ammutoliti, tristi.
Così come ciascuno di noi in questa scuola serberà un tuo ricordo particolare, io ora porterò nel cuore questa foto che ho di te, come segno del dono prezioso della tua persona.
Carla