Auguri ai nuovi pensionati

“La scuola non è solo il luogo in cui si devono seguire lezioni e affrontare interrogazioni, è anche un luogo di crescita personale e umano; un luogo in cui si stabiliscono rapporti di amicizia, di conoscenza e in cui si matura attraverso prove e confronti.” Solitamente affido questo tema all’inizio dell’anno scolastico, quando devo conoscere la classe; in realtà io, che ormai ho vissuto una vita a scuola, penso veramente che essa sia tutto questo. Un luogo di crescita umano e di continuo scambio dove ognuno può imparare qualcosa. Le conoscenze sono sempre limitate e sempre poche in rapporto a quanto si dovrebbe sapere e/o vorrebbe apprendere, ma la scuola in questo ci aiuta, essa è un continuo scambio di esperienze culturali e umane. Ogni persona che frequenta questo luogo condivide un bagaglio inestimabile della propria conoscenza e personalità.
Tutti coloro che abbiamo conosciuto, che sono stati nostri colleghi e ora hanno altre occupazioni, hanno lasciato un segno nella nostra esperienza e un gradevole ricordo. Quest’anno lasceranno un vuoto pari ad un cratere Caterina e Patrizia. Il Cratere non è solo un simbolo ma una realtà, perché quando si parla di loro viene in mente un vulcano di idee, di progetti, anzi le definirei “Il Progetto” vivente.
Purtroppo Caterina quest’anno non porta più la mitica borsa, stile Mary Poppins, dalla quale fuoriuscivano fogli, progetti, moduli e quant’altro, mentre Patrizia si limitava a copioni e questionari vari.
Sicuramente non rimarranno inoperose, la loro vulcanica personalità saprà progettare un piacevole periodo.
Auguri di cuore

Franca Mugittu

Incontri sullo stalking

Nel mondo ogni otto minuti viene assassinata una donna. In Italia ne viene uccisa una ogni due giorni. Il 70% di questi omicidi avviene da parte di partner, mariti, ex compagni. Ma l’omicidio è “solo” l’apice della violenza, che in realtà inizia molto prima: parte da piccoli e apparentemente insignificanti comportamenti che progressivamente portano l’uomo alla convinzione di poter controllare e possedere la donna.
Proprio per questo motivo, gli incontri organizzati dalla Questura di Oristano durante il mese di aprile sono partiti dallo stalking: cos’è, come si manifesta, come evitarlo e difendersi. L’interesse suscitato ha però portato a estendere la discussione ad altri argomenti: la visione della donna all’interno della società; l’influenza di pubblicità, media e chiesa nella concezione comune della donna, e infine il femminicidio. Questo dibattito quindi ha introdotto gli argomenti dell’ultimo incontro (del 2 maggio), a cui hanno partecipato rappresentanti della Questura, del centro antiviolenza “Donna Eleonora”, della ASL, della Procura della Repubblica, e la scrittrice Michela Murgia. L’intervento di quest’ultima, che per certi versi è stato anche ironico e ha suscitato l’ilarità dei giovani e degli adulti, si è concentrato sulle modalità con cui i giornali raccontano questi episodi. Gli altri relatori hanno analizzato il tema della violenza dal punto di vista penale e socio-sanitario: l’intervento dell’uno ha completato quello dell’altro, creando un quadro quasi completo del problema, con riferimenti in particolare alla nostra provincia.
L’unico punto che non è stato approfondito abbastanza è quello della prevenzione: in una scuola come la nostra, composta per l’85% da donne, è forse l’aspetto più significativo. Ogni tipo di incontro che abbia come oggetto la violenza ci è sicuramente utile, ma sappiamo già di cosa si tratta; non sappiamo invece come evitarla continuando a sentirci libere, e come salvarci.
Una profonda analisi della violenza sarebbe magari più utile in una scuola frequentata soprattutto da maschi, dato che sono loro i potenziali colpevoli: l’educazione al rispetto di un essere diverso da loro, ma in fondo uguale, potrebbe essere un buon punto di partenza per il superamento di un così grave e assurdo problema culturale.

Camilla Secci, V A Linguistico 2012-2013

Sei mesi in Australia

Poche settimane prima della mia partenza mi sono sentita dire: “Ma cos’è questa moda di andarsene all’estero? Cosa pensi di trovare lì? Cosa ci sarà di tanto speciale nello stare sei mesi lontano dall’Italia? E dillo che lo fai solo per saltare il secondo quadrimestre!”
In quel momento, sinceramente, non sapevo cosa rispondere; in effetti non sapevo ancora cosa mi avrebbe riservato quell’esperienza, per quanto ne sapevo avrei potuto benissimo trovare qui quello che stavo andando a cercare lì (che poi, a dirla tutta, non sapevo neanche cosa stessi andando a cercare realmente). L’unica cosa che sapevo per certo era che avevo una voglia matta di salire su quell’aereo (nonostante le quasi 24 ore di volo e i necessari stop nei vari aeroporti da affrontare completamente da sola mi spaventassero abbastanza) e godere, a poco a poco, di tutto quello che sarebbe arrivato dopo. Mi sembrava, però, una cosa troppo stupida da dire e mi sono limitata a unirmi alle risate e a far credere a tutti che lo facessi solo per perdermi le pesantissime interrogazioni e l’impossibile mitragliata di compiti in classe di gennaio e maggio.
Cosa dirvi della mia esperienza?
Potrei parlarvi del terrore che ho provato il primo giorno di scuola, quando i vari blocks mi sembravano messi lì apposta per formare un labirinto impossibile da attraversare, quando tutti quei ragazzi vestiti uguali non facevano altro che aumentare la sensazione di smarrimento che già provavo in abbondanza, quando ho preso posto per la prima volta in quelle classi così diverse dalle nostre dove praticamente non esistono libri e i professori non fanno altro che presentare una serie infinita di diapositive da Power Point, accompagnata da spiegazioni delle quali, soprattutto le prime settimane, riesci a capire meno della metà.
Potrei parlarvi dei sorrisi degli sconosciuti che, a forza di sorridere, diventano parte della tua vita e lo rimangono, nonostante abitino dall’altra parte del mondo.
Potrei parlarvi della faccia da completa idiota che non riesci proprio ad abbandonare ogni volta che vedi un’iguana passa a due centimetri dal tuo piede, o un canguro che se la svigna lontano dalle macchine che lo sorprendono mentre passano in certe strade poco trafficate, o una pinna in mezzo al mare che scopri appartenere a un delfino, o qualunque altra cosa che è normale per la gente che ti sta intorno ma incredibile e meravigliosa per te.
Preferisco però parlarvi delle sensazioni che si sono alternate dentro di me come, penso, dentro tutte le persone che hanno fatto questo tipo di esperienza. All’inizio c’è stupore, stupore per tutto, e quella faccia da completa idiota che dicevo prima che non ti abbandona neanche quando dormi; poi c’è paura, paura di non essere all’altezza, di non riuscire a sfruttare al massimo quell’esperienza; alla paura subentra poi la voglia, voglia di fare, andare, conoscere, esplorare, provare, assaggiare, voglia di riempirti gli occhi di tutto ciò che c’è da vedere, di riempirti la testa di tutto quello che c’è da conoscere.
Questa voglia penso che sia l’unica cosa che valga la pena seguire, l’unica cosa che spinge a godere di quest’esperienza fino in fondo e che, sono sicura, molti di voi sentono come propria. Se avete quella voglia fate di tutto per assecondarla: se i vostri genitori non sono d’accordo, convinceteli; informatevi sui diversi programmi che offrono le varie agenzie, sulle agevolazioni che danno alle famiglie con basso reddito; se avete paura di stare un anno o sei mesi lontani dalle vostre famiglie, dai vostri amici, dalle vostre sicurezze sappiate che non si tratta di un addio. Una delle cose più belle, quando si torna, è riabbracciare le persone che sai che ti stavano aspettando e che sono diventate ancora più care con la lontananza.
Viaggiare è una delle cose più belle del mondo, ma ancora di più lo è sentirsi a casa in un posto che è a migliaia di chilometri dal posto che prima consideravi la tua unica casa e sentirsi bene con persone che fino a pochi mesi prima consideravi sconosciuti. Insomma, passare un periodo di tempo all’estero è una delle esperienze migliori che si possano fare a quest’età. Certo, non è privo di difficoltà, ma vi posso assicurare che tutti i momenti brutti passati prima, durante o dopo il viaggio sommati vi serviranno a crescere e a rendere ancora più bella la vostra esperienza.

Chiara Porcu, V A Linguistico 2012-2013

Quando: dal 15 gennaio al 30 giugno 2012
Dove: Gold Coast, Queensland, Australia
Scuola: Palm Beach Currumbin State High School
Associazione: STS

A Paoletta

Nel mio studio ho da tempo una fotografia che ci ritrae al termine di un collegio docenti un 16 giugno di qualche anno scolastico dei tanti passati insieme, stanche per l’anno scolastico appena terminato, sorridenti e felici di poterci finalmente rilassare. Tu sorridi un po’ forzatamente. Hai quel rossetto a lunga durata che ti ho sempre invidiato, così come ho ammirato i tuoi scamiciati, i maglioncini a collo alto, i foulard e le calze colorate, tutto selezionato con cura. E il tuo zainetto… col libro da leggere in treno.
In questi giorni l’ho guardata e riguardata, quella foto, pensandoti. Pensando a come sapevi stare allo scherzo, a come sapevi essere spiritosa ma anche accogliente e discreta. Ti avvicinavi sempre in punta di piedi, mai una parola di troppo, solo un: “diciamo pure …”.
Forse siamo state semplicemente colleghe, anche se abbiamo condiviso tante passioni e preoccupazioni, non ultime quelle legate ai ragazzi che vivono e alcune volte sostano a lungo nella nostra scuola, ai quali hai dedicato molto del tuo tempo a correggere gli scritti, a scrivere i profili e le relazioni, puntuali, precise e mai scontate. Hai dato loro parte di te, hai pazientato, aspettato, hai svelato loro qualcosa di sé stessi, li hai spronati ed aiutati a crescere.
Il desiderio di confrontarci e incontrarci è sempre stato grande; spesso le chiacchierate in sala professori ci portavano su argomenti dei più disparati, sinché alla fine, tra libri e gatti da curare, non ci ricordavamo più da dove eravamo partite. E quando hai iniziato a stare male, pensando che avresti gradito di più il mio silenzio o qualche messaggio veloce, non ho voluto angosciarti con le domande, certa di un tuo ritorno a scuola.
Ma ancora una volta hai voluto intraprendere la tua strada in punta di piedi, lasciando noi a percorrere la nostra increduli, ammutoliti, tristi.
Così come ciascuno di noi in questa scuola serberà un tuo ricordo particolare, io ora porterò nel cuore questa foto che ho di te, come segno del dono prezioso della tua persona.

Carla

Un anno difficile

Siam giunti alla conclusione di un nuovo anno scolastico.
È stato un anno difficile… perché anche su di noi si è abbattuta la scure dei tagli. La scuola, si sa, non è una struttura produttiva, o perlomeno la sua produttività si può calcolare a lungo termine, e in questa società tutto è valutato velocemente in base alle percentuali: di iscritti, frequentanti, presenti, assenti, promossi, bocciati; ma dietro quei numeri ci sono persone. Uomini e donne che cercano quotidianamente di concretizzare in messaggi educativi le fredde e ambigue parole delle circolari; persone che hanno sempre lavorato per i ragazzi e con i ragazzi cercando di trasmettere i valori morali alla base del vivere civile, compito sempre più arduo che si scontra con i non valori di alcune trasmissioni televisive.
È stato un anno difficile… molti di noi hanno dovuto affrontare dure prove personali ma, nelle difficoltà, questo nostro Istituto sa sempre esprimere la sua profonda umanità.
I colleghi, il personale ATA, i ragazzi (anche quelli più irrequieti) hanno dimostrato la loro sensibilità in modo umano e affettuoso.
Questo coinvolgimento, questa partecipazione dà la forza di continuare, di pensare che forse stiamo facendo qualcosa di grande e importante, e questa è sempre stata la caratteristica del nostro istituto; ci è stata trasmessa da coloro che ci hanno preceduto e hanno lasciato una grande eredità umana.
Ci siamo incontrati numerosi per l’ultimo saluto a Paola, molti sono giunti da scuole diverse, Paolo venendomi incontro ha detto: “Mi rendo conto nel vedervi che voi siete la mia seconda famiglia”. È vero.
Voglio ricordare e salutare Paola, è stata una collega seria, scrupolosa, rispettosa, discreta e leale ma, per me, è soprattutto un’amica.
Ora altri sei colleghi andranno in pensione e, tra loro, alcune figure storiche, Luigina e Lucia, che ci hanno accolto e trasmesso questo modo di essere. Giovanna e Giovanni che lasceranno un grande vuoto spaziale e sonoro. Anna e Agnese.
So bene che Luigina si dedicherà con maggior impegno alla sua passione canora, Giovanni seguirà il richiamo della vita agreste, Lucia e Anna saranno sempre più impegnate con la famiglia, ma che farà Agnese? Non riesco ad immaginarla priva del suo tavolo da lavoro ricoperto di carte, conti, previsioni. Forse ne allestirà uno simile nella sua dimora domestica?
A tutti un grazie di cuore per la loro presenza, per aver fatto parte della nostra vita.

Franca Mugittu

Venticinque giorni in Germania

Il governo tedesco invita 43 studenti italiani a partecipare ad un soggiorno in Germania, nel periodo che va dal 28 giugno al 23 luglio 2011.
E io facevo parte di quei quarantatré studenti italiani. La repubblica federale tedesca offre ogni anno una borsa di studio che permette a due studenti per regione, escluso il Trentino per cui sono cinque, di andare in Germania, più precisamente circa tre settimane presso una famiglia bavarese e una settimana a Berlino.
Ma vorrei parlarvi della mia esperienza nel dettaglio.

A Febbraio ho saputo di questa borsa di studio e fin da subito ho espresso il desiderio di voler provare a vincere la borsa di studio, mediante un colloquio che si sarebbe tenuto all’Ufficio Scolastico Regionale, a Cagliari.
La mattina del 15 marzo 2011 ho saputo che il colloquio si sarebbe tenuto il giorno dopo e la cosa mi ha scossa parecchio visto che vedevo il giorno ancora lontano, ed è stata una “bella” sorpresa sapere che si sarebbe tenuto l’indomani.
Tuttavia, il 16 marzo 2011, mi sono recata assieme alle mie compagne e la Prof.ssa Uda a Cagliari. I partecipanti al colloquio erano tredici, non molti effettivamente, ma sicuramente molto preparati e pronti a tutto pur di vincere la borsa di studio. La competizione non si è prospettata facile fin dall’inizio, dal momento che c’erano studentesse che studiavano il tedesco da quattro anni.
Sono stata l’ultima ad affrontare il colloquio, quindi ho sentito l’ansia e la paura fino alla fine. L’esito non mi era sembrato molto positivo, visto che ero abbastanza tesa, e da alcuni appunti che mi erano stati fatti durante il colloquio mi ero ormai detta che non mi avrebbero mai presa.
Tuttavia, tra me e me, l’avevo già vista come una grande vittoria personale. Dopo due ore di attesa, però, ho avuto una vittoria ancora più grande: ero stata scelta. Non riuscivo a realizzare la cosa per un insieme di emozioni contrastanti, e ho avuto paura di non sentirmi all’altezza di questa esperienza.

A inizio Giugno, mi arrivò una mail dal mio fratello ospitante, Max, dove si presentava e dove mi dava alcune informazioni, e mi arrivò anche una mail da quella che sarebbe stata la mia compagna di casa, Silvia, una ragazza toscana. Infatti, noi siamo stati divisi per due ed assegnati ad una famiglia, a parte un gruppo di tre ragazze. La cosa mi aveva abbastanza rincuorato: almeno non sarei stata del tutto sola.

Il 28 giugno sono arrivata al Friedrich-König-Gymnasium (la mia scuola) solamente verso le 18.30, e lì abbiamo incontrato i rispettivi genitori ospitanti, che ci aspettavano entusiasti. Io e Silvia siamo andate subito ad Estenfeld (un piccolo paesino distante circa mezz’ora da Würzburg, la città dove avrei frequentato la scuola), assieme ad Angela, la mia madre ospitante. Ho avuto un grande imbarazzo iniziale e avevo una grande paura di sbagliare, per cui parlavo un po’ faticosamente. Ma è una cosa che si supera abbastanza facilmente.

Tuttavia, dal 28 giugno al 17 luglio sono stata presso la mia famiglia ospitante e ho frequentato la scuola. Avevamo un programma redatto dal Signor Zeiss, la nostra guida a Würzburg. Questo programma prevedeva lezioni di poesia, letteratura, lessico, musica, escursioni in alcune città bavaresi, ospitazione (cioè assistevamo alle lezioni dei/delle nostri/e fratelli/sorelle ospitanti). L’ultimo giorno di scuola, abbiamo dovuto presentare la nostra patria e abbiamo organizzato un vero e proprio spettacolo per le nostre famiglie ospitanti.

Con la famiglia, invece, sono spesso andata a fare passeggiate nei boschi, sono andata alle feste popolari, come per esempio il Johannistag, che viene festeggiato ai primi di luglio e durante il quale viene organizzato un grandissimo falò. Sono stata anche a Francoforte e ho conosciuto quasi tutti gli altri membri della famiglia. La famiglia ha sempre cercato di aiutarmi ed è sempre stata molto gentile con me, e mi tengo ancora in contatto con loro, con grande affetto.

Dal 18 luglio al 23 luglio, sotto la guida di Lara e Lisa, abbiamo trascorso la settimana a Berlino, un’autentica città d’arte, viva, giovanile. Siamo spesso stati a teatro, abbiamo visitato la città, il parlamento. Abbiamo visto i resti del muro, un bunker, un lager, quest’ultimo abbastanza impressionante. Abbiamo visitato due musei, uno a scelta (nel mio caso il Beggruen, dove ci sono alcune opere di Picasso, Matisse, Klee e infine Brassaï, un fotografo) e uno sugli ebrei, essenziale, ma forte.

Ho trascorso esattamente venticinque giorni in Germania. Sono andata autenticamente incontro alla cultura tedesca e alla società tedesca. Ho conosciuto tantissime persone e visto paesaggi meravigliosi. Ma soprattutto è un’esperienza che mi ha educato non sono dal punto di vista linguistico – ho perfezionato molto la lingua in poco tempo -, ma anche da un punto di vista personale: forse è banale da dire, ma finché non la si vive non si può capire quanto ti fa crescere dentro e quanto ti responsabilizzi, anche da un punto di vista relazionale. E’ difficilissimo da spiegare a parole.

Mi fa molto piacere che mi sia stata la possibilità di raccontare la mia esperienza, e a tutti consiglio vivamente di provare, di tentare, almeno, il colloquio. L’impegno e la dedizione vi porteranno sempre su una buona strada. E non abbiate paura dei tedeschi: sono delle persone dolcissime!

Gherardo Colombo tra gli studenti del “Benedetto Croce”

Questa mattina nella sala convegni dell’Hotel Mariano IV di Oristano si è tenuto l’atteso incontro tra Gherardo Colombo e gli studenti delle classi quinte dell’Istituto Magistrale “B. Croce”. L’ex magistrato, passato alla cronaca per la collaborazione a inchieste come il delitto Ambrosoli e “Mani pulite”, si è dimesso dalla magistratura nel marzo 2007 e da allora si offre al colloquio diretto con il pubblico, prediligendo quello giovanile. Questi incontri, della durata di circa due ore, toccano argo-menti come la giustizia, la Costituzione, il rispetto delle regole e in particolare la loro relazione con la persona, temi trattati nel suo libro “Sulle regole”.
L’incontro odierno è stato strutturato in maniera “confidenziale”: Colombo girovagava fra gli studenti coinvolgendoli negli argomenti e porgendo loro degli spunti di pensiero per farli sentire necessariamente protagonisti e non solamente spettatori, tanto che alla fine e durante il colloquio sono sorti innumerevoli quesiti, anche da parte degli insegnanti. In particolare si è trattata l’importanza della riflessione sulle regole, secondo Colombo fondamento per il buon funzionamento della giustizia che non può esser efficiente se il rapporto con il cittadino è totalmente negativo. Inoltre l’ex magistrato ha invitato i giovani studenti ad essere più fiduciosi nei confronti del proprio futuro, a non fermarsi di fronte alle difficoltà attuali avendo la consapevolezza che cambiare il mondo è possibile anche se è complicato e necessita di tempo.

Ilaria Puggioni

Una visita a Cagliari

Il 18 Gennaio le classi 3°AL e 4°AL, accompagnate dall’insegnante di storia e filosofia Proff.sa Maria Francesca Concu e dai docenti di spagnolo Tiziana Cadoni e Rita Putzolu, hanno visitato per il progetto ‘Economia e società nel Giudicato d’Arborea: analisi della Carta De Logu e del Llibre de regiment’, la mediateca mediterranea di Cagliari, all’interno della quale si trova la biblioteca di studi sardi più fornita dell’isola dove sono anche contenuti importanti documenti risalenti alla prima metà del 1300.
Appena arrivati siamo stati ospitati in un’aula conferenziale dove un’assistente bibliotecaria ci ha illustrato la storia della biblioteca anche attraverso l’utilizzo di diapositive.
Ci sono stati mostrati vari documenti antichi, scritti in varie lingue, principalmente catalano, latino, castigliano e volgare italiano, tra cui la pace di Eleonora, stipulata nel 1389, in seguito alla tregua tra sardi e aragonesi.
Inoltre è stata molto interessante la visione di un libro del ‘600 che riporta ancora i segni del bombardamento avvenuto nel 1943, durante la seconda guerra mondiale.
La struttura, d’aspetto moderno aperta solamente da un anno, comprende varie sale di lettura, di cui possono usufruire gli studenti e tutti coloro che hanno necessità di consultare materiali di ricerca.
Inoltre è presente un’area multimediale, in parte dedicata ai bambini che vogliono imparare a utilizzare gli strumenti informatici.
Molto interessante è stata anche la visione dei pannelli affissi nelle pareti che riguardavano la nascita della stampa in Sardegna e in Italia.
E’ stata un’esperienza davvero positiva per la nostra formazione culturale-educativa e un grande aiuto per lo svolgimento del progetto.

Per la 3°AL Antonio Murgia, Marina Casu e Giulia Valente

Per Sara

Sara era una nostra alunna. Una ragazza carina, intelligente e forte. Molto forte. Ha affrontato con coraggio le prove che la vita le ha dato, e aveva sempre la voglia e la speranza di iniziare nuovamente.
Quest’estate ha voluto riprendere le lezioni di latino per poter affrontare l’anno scolastico serenamente. Aveva comprato delle magliette nuove ed era pronta per il primo giorno di scuola….Voleva riprendere gli studi, voleva vedere le compagne, i Prof….
Insomma, Sara voleva vivere.
Non le è stato possibile.
La ricordo il giorno della cresima: carina, alta, magra sorridente e felice. La ricordo durante l’anno scolastico, sempre felice anche se provata. Sara, voglio, vogliamo ricordarti così.
Sei stata una nostra alunna, anzi lo sei ancora. Ti abbracciamo.

Franca Mugittu

Ciao Sara,
la tua voglia di ricominciare e andare avanti era pazzesca, avevi perfino preparato ogni cosa per iniziare al meglio l’anno scolastico.
Noi ti abbiamo aspettata fino alla fine… e ogni giorno speravamo di trovarti appoggiata al termosifone ad aspettarci, sorridente e raggiante come sempre.
Affrontavi tutto con grande coraggio, volevi farcela e riprendere in mano la tua vita. Hai superato tutto, nonostante le difficoltà, col sorriso, senza farci vedere il dolore che provavi.
Ci ricordiamo la tua dolcezza e la tua bontà quando dai tuoi messaggi e dai tuoi piccoli gesti ci facevi capire che ci volevi bene.
Questo ce l’ha ricordato anche tua madre il giorno del tuo compleanno dicendoci: “Se in qualche momento vi sentite tristi o in difficoltà pensate a lei, apprezzate della vita ogni piccola cosa, ogni istante”.
Sara, è stato facile amarti ma sarà impossibile dimenticarti.
CIAO PRINCIPESSA!

Le alunne della seconda B Scienze umane

Dove eravamo rimasti?

“Dunque, dove eravamo rimasti?”, si era chiesto Enzo Tortora con una punta di commozione alla ripresa del mitico Portobello, lasciandosi alle spalle l’esperienza giudiziaria che lo avrebbe segnato per tutta la vita.
E oggi, al principio del mese di settembre, faccio mie le parole di questo grande presentatore, volto sereno e simpatico della mia infanzia, per scrivere due righe sul nostro rientro a scuola.
Perchè a scuola si torna, sempre. È un percorso circolare: ci allontaniamo per un breve periodo, ma poi ci riappropriamo con semplicità di un luogo temporaneamente lasciato ma non abbandonato.
E così, dopo il letargo estivo, si rianima anche la comunità del Benedetto Croce. Molti protagonisti – i ragazzi di quinta che hanno superato la maturità, gli insegnanti andati in pensione, trasferiti o con un contratto scaduto, non ci sono più, mentre altri si accingono a frequentare le nostre aule per la prima volta, arricchendo così la scuola di nuove emozioni, sensazioni speranze e paure.
Ogni anno sembra uguale a quello precedente: stesse dinamiche collaudate, stessi registri e identici protocolli da seguire, ma l’impressione è che invece ciascuno di noi torni a scuola “ringiovanito”, diverso, con un carico di esperienze che modificano la percezione delle cose e delle persone lasciate appena qualche mese prima.
A tutti quanti – studenti, insegnanti, personale della scuola – auguri per un sereno anno scolastico. Il Benedetto Croce è una realtà viva, solida, fresca; ha le forze – perché ciascuno di noi, a seconda del ruolo che riveste, le ha – per rinnovarsi e completarsi ogni anno di più.
Le difficoltà non mancheranno, lo sconforto, lo scoraggiamento, la delusione a volte faranno capolino, ma anche quando le energie sembreranno spese inutilmente fermiamoci a ragionare che imparare, conoscere, studiare non sono attività spirituali prive di senso o poco concrete, ma rappresentano le facoltà più nobili di cui l’essere umano può disporre.
Siamo chiamati anche quest’anno a dimostrare che la nostra storia individuale, di professore, alunno, collaboratore scolastico, impiegato, è importante per costruire una realtà positiva e armonica.
Diamo un contributo, ciascuno in relazione alle proprie forze e alle proprie capacità e sarà un anno scolastico fruttuoso e indimenticabile.
Oggi che la passione per lo studio sembra fuori moda, che la fatica del pensare sembra non attrarre i giovani; in tempi così difficili – ma in verità quali tempi sono stati davvero in discesa? – in un momento in cui tutto appare in crisi e le vie d’uscita sembrano impossibili da perseguire, costruiamo noi un argine a difesa della nostra scuola. Scopriremo che maturare con un libro in mano, crescere insieme ai nostri compagni, avere fiducia in adulti disponibili a insegnare, è condividere una porzione importante di vita. Anche nel piccolo della nostra esistenza individuale possiamo contribuire a migliorare i nostri tempi.
Credo ne valga davvero la pena.
Rivolgo un appello ai ragazzi: non abbiate remore a disturbare i vostri insegnanti, incalzateli con le vostre richieste e con le vostre domande. Non abbiate timore a interrompere una lezione se l’obiettivo è capire, afferrare una realtà che sembra sfuggirvi. Popolate le classi di mani che si alzano per chiedere, sapere, anche protestare o dissentire. Scoprirete dei professionisti che hanno passione da condividere con voi. Sarà difficile, richiederà tempo e forze supplementari, ma solo così avremo finalmente salvato la scuola e avremo dato un senso alla nostra permanenza tra queste mura, dentro queste aule.

Auguri a tutti.

Paolo Figus