In qualità di insegnante di inglese mi è spesso capitato, così come credo capiti a tutti i miei colleghi, di sentirmi rivolgere la domanda: “Come si fa a imparare bene l’inglese?” e ancora: “Come posso aiutare i miei figli a essere più bravi in inglese?”. Ho sempre risposto nei soliti modi… dal banalmente ovvio:
- bisogna studiare molto, frequentare corsi, leggere in inglese, fare molti esercizi, parlare il più possibile con native speakers, soggiornare in Gran Bretagna,
allo scherzoso ma utile:
- fidanzarsi o sposarsi con un/a native speaker.
Tutti questi consigli sono certamente validi ma non entrano nel merito di cosa esattamente si potrebbe fare soprattutto nel caso si voglia aiutare i propri figli ad acquisire una buona conoscenza di una lingua straniera. In realtà è possibile dare consigli più specifici sull’utilizzo di tecniche che sono alla portata di tutti coloro che abbiano una qualche conoscenza della lingua straniera e, anche, in alcuni casi, di coloro che la lingua straniera non la conoscono affatto.
In questo articolo verranno presentati i principali elementi alla base della teoria sull’apprendimento delle lingue straniere nei bambini e le tecniche specifiche da usare con riferimento a queste teorie.
- I bambini possono imparare tutto da un adulto che loro amano e che li ama. Ai bambini piccoli non importa un bel niente dell’inglese, della matematica, del francese. A loro tuttavia importa moltissimo stare vicino alle persone più importanti: i genitori. Sono disposti a tutto pur di stare vicino a loro, sentire la loro voce, vederli e assicurarsi il loro affetto e la loro protezione.
- Tutti gli esseri umani nascono con una predisposizione alla musica e alle canzoni. E’ come se avessimo un software collegato con la nostra capacità di memorizzazione verbale. A molti sarà capitato di notare come sia possibile imparare bene una canzone in una lingua straniera anche se poi non si riesce a parlare quella stessa lingua. Questo succede perché il nostro cervello registra facilmente una motivo musicale soprattutto se orecchiabile per cui non è difficile ricordarsi le parole associate a quella particolare musica.
- “La completa acquisizione delle componenti fonologiche sia percettive (per es. la discriminazione dei fonemi ovvero la capacità di distinguere i diversi suoni di una lingua) sia motorie (assenza di accento straniero nel parlare le lingue straniere) si raggiunge solo se i bambini hanno la possibilità di vivere in continuo contatto con la seconda lingua prima dei sei anni. Inoltre dopo gli otto anni si inizia a perdere la capacità di imitare la prosodia della lingua straniera.” (1) Tutti i bambini posseggono, alla nascita, questa potenzialità, tanto è vero che un bimbo di genitori italiani che dovesse nascere e vivere in Cina potrebbe imparare il cinese usando e riconoscendo tutta la gamma di suoni di questa lingua oltre ai suoni propri della lingua italiana se, ovviamente, i genitori parleranno con lui/lei in italiano. Purtroppo questa possibilità si perde se quei suoni non vengono attivati entro un certo periodo di tempo. E’ come se avessimo uno shareware incorporato che si disattiva dopo un determinato periodo e non sarà più possibile riattivare. Da quel momento in poi sarà certamente possibile acquisire i fonemi di un’altra lingua straniera ma soltanto attraverso uno studio sistematico e continuo e comunque senza mai raggiungere un effettivo “bilinguismo”.
- Tutti i bambini amano sentirsi raccontare delle storie e, soprattutto, amano riascoltarle più e più volte. L’importante è che nel raccontare si utilizzi la mimica, si drammatizzino le scene, si ricorra a toni di voce diversi, si utilizzino le immagini, si faccia partecipare attivamente il bambino.
- Tutti i bambini possono apprendere facilmente più di una lingua. I molteplici studi esistenti sull’argomento dimostrano la veridicità di questo enunciato. Le due o tre lingue non si sovrappongono, non creano problemi di apprendimento, non sono causa di confusione anzi migliorano le capacità cognitive in quanto si ha, in questo modo, la possibilità di paragonare due o più modi di esprimersi e quindi avere la mente aperta al fatto che esiste più di una modalità di espressione. In Sardegna la maggior parte delle persone è in grado di confermare il fatto che ci si può esprimere adeguatamente solo in italiano in certe occasioni, e solo in sardo in altre, senza mai mescolare queste due lingue.
Vediamo adesso come mettere in pratica tutto questo.
- A casa, con i bimbi piccoli (1,2,3,4 anni), imparare a memoria delle canzoncine, lullabies e nursery rhymes e cantarle insieme. Usare i cd a casa e in macchina, quando si viaggia. (Si trovano libretti e cd in vendita nelle librerie scolastiche che si occupano delle scuole elementari).
- Dai 2 anni in poi, se si sa parlare un po’ e si pronuncia decentemente, comprare dei libri di fiabe in inglese con molte illustrazioni, leggerli e drammatizzarli usando toni e diverse voci. Meglio ancora, magari dopo un po’, impararle a memoria e raccontarle drammatizzandole sempre e facendo ai bambini delle domande sulle illustrazioni prima e sulla storia più avanti. E possibilmente raccontare, altrimenti leggere, in inglese le fiabe o i racconti drammatizzando il tutto, usando voci diverse.
- Ascoltare audiolibri quando si viaggia.
- Guardare i cartoni e, più avanti, i film, insieme. Installare una parabola e vedere insieme ogni giorno i programmi della BBC per bambini e commentarli insieme. Anche Rai educational va bene (la maggior parte dei programmi di Rai Educational sono della BBC).
- Nei primi anni della scuola elementare, comprare degli audiolibri graduati per bambini (si inizia da quelli più semplici per poi progredire di livello in livello fino a quando, a seconda dell’interesse, inizieranno a leggere libri non graduati come Harry Potter, Alice in Wonderland e vari altri libri per ragazzi che si potranno man mano acquistare) e leggerli insieme ascoltandoli sia a casa che durante i viaggi in macchina.
- Incoraggiarli sempre e imparare insieme a loro.
Per tutti quanti, sia che conoscano la lingua sia che non la conoscano affatto ma abbiano tanta voglia di imparare, segnalo un metodo elaborato dalla Prof.ssa Traute Taeschner della Facoltà di Psicologia 1 dell’Università La Sapienza di Roma in collaborazione con altre Università Europee. La Prof.ssa Taeschner insegna “Tecniche di osservazione clinica del comportamento” ed è esperta in bilinguismo infantile.
Si tratta di format narrativi che vengono usati per insegnare la lingua straniera (inglese, francese, tedesco, italiano, spagnolo) ai bambini dai 3 agli 11 anni per mezzo di racconti, cartoni e canzoncine. Esiste un sito internet attraverso il quale si possono acquistare i libri, i CD e i DVD oltre ai testi della prof.ssa Taeschner: www.hocus-lotus.edu . Questo metodo viene usato in varie scuole dell’infanzia e scuole elementari del nord Italia. Lo possono utilizzare anche i genitori che non parlano l’inglese se hanno una grande motivazione.
Il metodo della Prof.ssa Taeschner è basato sui principi da me descritti all’inizio dell’articolo e pertanto fa ampio uso della musica e delle storie rilevanti per i bambini della scuola materna fino alle soglie della pubertà.
Se si riesce a fare tutto questo abbiamo messo le basi per un futuro bilingue o quasi. Se non si riesce a seguire tutti i suggerimenti ma soltanto alcuni o anche uno solo, si è comunque fatto un passo avanti che farà sì che, in futuro, i nostri figli affrontino con migliori risultati lo studio di una lingua straniera.
Prof.ssa Pasqualina Pintus
Glossario:
Shareware: Programma per computer che può essere utilizzato per un limitato periodo di tempo
Software: Programma per il computer
Fonema: La più piccola unità del discorso che può essere utilizzata per rendere una parola diversa da un’altra, per esempio tetro – metro.
Prosodia: ritmo.
Bibliografia:
Gardner H.: Frames of Mind. Theory of Multiple Intelligences, 1993 (Le Intelligenze Multiple)
Goleman D.: Emotional Intelligence, 1995 (Intelligenza Emotiva. Che cos’è e perché può renderci felici, Rizzoli Ed., Milano 1996)
Taeschner T.: The sun is feminine, Heidelberg 1983 (Il Sole è femmina, Roma, Edizioni D per l’Università, 2003)
E’ dedicato all’acquisizione della lingua da parte di bambini che sono stati esposti a due lingue dalla nascita
Taeschner T.: L’insegnante magica, edizioni Borla, Roma
In questo volume si dimostra, sulla base di un’ampia ricerca scientifica, che è possibile imparare una lingua straniera già nella Scuola dell’Infanzia e si descrivono le condizioni fondamentali da rispettare perché i bambini la imparino volentieri e senza sforzi
Fabbro F., The Neurolinguistics of Bilingualism, Howe/Psychology Press, 1991.
[1] Aglioli S – Fabbro F., Cervello Poliglotta e Apprendimento delle Lingue, Le Scienze, dossier num. 14, Inverno 2002