Chiusa da pochi giorni la procedura telematica per l’iscrizione alle prime classi delle scuole secondarie di secondo grado – terminata con un brillante risultato per il nostro istituto, ben oltre i dati già molto positivi dello scorso anno scolastico – ora si apre la decisiva fase sulla composizione degli organici e sulla costituzione delle classi. Queste operazioni – piuttosto complesse sul piano tecnico e burocratico – interessano in genere gli addetti ai lavori, capi di istituto e personale degli Uffici scolastici provinciali e regionali, ma le ripercussioni che potrebbero avere ricadono sull’intero contesto formativo che ruota intorno alle scuole, docenti, studenti e famiglie in primis.
In attesa di conoscere i numeri definitivi sulle iscrizioni, dati che richiedono a volte diverse settimane per stabilizzarsi, vorrei richiamare l’attenzione del lettore sul “Rapporto 2018 relativo alla condizione occupativa e formativa dei diplomati” realizzata da AlmaDiploma e Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea. Il documento – appena presentato – fotografa le decisioni compiute nell’arco di più anni dai neodiplomati alle prese con la scelta della facoltà universitaria in cui proseguire gli studi o del settore lavorativo e professionale in cui inserirsi.
Il report – ricco di spunti e di informazioni – presenta inoltre un’interessante analisi sulle scelte compiute dagli studenti intervistati circa gli studi appena terminati alle superiori.
All’occhio del lettore risalta subito una percentuale: in media, oltre il 40% dei neodiplomati degli ultimi due-tre anni si dichiara pentito della scuola secondaria frequentata e se potesse ritornare sui propri passi farebbe una scelta differente. Il numero è variabile a seconda che si tratti di studenti di un istituto liceale, tecnico o professionale, con questi ultimi maggiormente risentiti della scuola intrapresa.
Il dato – in realtà in leggero calo rispetto agli anni precedenti – rappresenta una spia d’allarme e non può passare inosservato nonostante sia in linea con analoghe ricerche statistiche già presentate in passato.
L’Orientamento in entrata rivolto agli studenti che concludono il percorso della secondaria di I grado è una pratica strategica che si riflette sulla qualità e sull’efficacia dell’intero sistema formativo. La scelta della scuola superiore in genere avviene in un momento particolare della vita dello studente di terza media quando il giovane raramente ha raggiunto una maturità per poter decidere in autonomia dove proseguire gli studi. Molti ragazzi scelgono spinti più da motivazioni personali ed estemporanee e affrontano il primo anno delle superiori – periodo in cui si registra il più alto tasso di abbandoni e cambi – con poca determinazione e bassa fiducia in se stessi. Nella scelta – è vero – agiscono anche altri fattori: il consiglio orientativo dei docenti delle medie, il contesto culturale ed economico-sociale di provenienza, il titolo di studio dei genitori, ma, nonostante questo, la decisione sulla scuola superiore da frequentare per molti ragazzi non si rivela spesso vincente.
Per favorire e sostenere una scelta consapevole da anni la nostra scuola – in questo confortata da un quadro normativo che insiste sempre più sull’importanza delle attività di Orientamento – investe tempo ed energia per supportare gli studenti in questo importante e decisivo periodo della loro vita personale e formativa. E, visti i numeri degli iscritti, l’operazione sembra riuscire in modo efficace.
Ma, allargando il discorso, al di là delle occasioni di presentazione dell’Offerta formativa presso le scuole medie o delle giornate di Open day – momenti preziosi e fondamentali per informare e far conoscere da parte degli istituti secondari di secondo grado il proprio piano culturale – sarebbe auspicabile che l’Orientamento fosse una pratica costante e continua che accompagnasse lo studente per tutto l’arco dei cinque anni, soprattutto nel periodo più sensibile del primo biennio, in modo tale da favorire nel giovane un sereno passaggio agli studi superiori e consentire così un armonico sviluppo della personalità intellettuale e umana dello studente.
Sono consapevole delle difficoltà insite nel riuscire ad attuare efficaci attività di orientamento in itinere, ma resto convinto che anche su questo passaggio ci giochiamo il futuro, non solo relativo al successo scolastico, dei nostri giovani.
Paolo Figus