cronache e opinioni

Sei mesi in Australia

Poche settimane prima della mia partenza mi sono sentita dire: “Ma cos’è questa moda di andarsene all’estero? Cosa pensi di trovare lì? Cosa ci sarà di tanto speciale nello stare sei mesi lontano dall’Italia? E dillo che lo fai solo per saltare il secondo quadrimestre!”
In quel momento, sinceramente, non sapevo cosa rispondere; in effetti non sapevo ancora cosa mi avrebbe riservato quell’esperienza, per quanto ne sapevo avrei potuto benissimo trovare qui quello che stavo andando a cercare lì (che poi, a dirla tutta, non sapevo neanche cosa stessi andando a cercare realmente). L’unica cosa che sapevo per certo era che avevo una voglia matta di salire su quell’aereo (nonostante le quasi 24 ore di volo e i necessari stop nei vari aeroporti da affrontare completamente da sola mi spaventassero abbastanza) e godere, a poco a poco, di tutto quello che sarebbe arrivato dopo. Mi sembrava, però, una cosa troppo stupida da dire e mi sono limitata a unirmi alle risate e a far credere a tutti che lo facessi solo per perdermi le pesantissime interrogazioni e l’impossibile mitragliata di compiti in classe di gennaio e maggio.
Cosa dirvi della mia esperienza?
Potrei parlarvi del terrore che ho provato il primo giorno di scuola, quando i vari blocks mi sembravano messi lì apposta per formare un labirinto impossibile da attraversare, quando tutti quei ragazzi vestiti uguali non facevano altro che aumentare la sensazione di smarrimento che già provavo in abbondanza, quando ho preso posto per la prima volta in quelle classi così diverse dalle nostre dove praticamente non esistono libri e i professori non fanno altro che presentare una serie infinita di diapositive da Power Point, accompagnata da spiegazioni delle quali, soprattutto le prime settimane, riesci a capire meno della metà.
Potrei parlarvi dei sorrisi degli sconosciuti che, a forza di sorridere, diventano parte della tua vita e lo rimangono, nonostante abitino dall’altra parte del mondo.
Potrei parlarvi della faccia da completa idiota che non riesci proprio ad abbandonare ogni volta che vedi un’iguana passa a due centimetri dal tuo piede, o un canguro che se la svigna lontano dalle macchine che lo sorprendono mentre passano in certe strade poco trafficate, o una pinna in mezzo al mare che scopri appartenere a un delfino, o qualunque altra cosa che è normale per la gente che ti sta intorno ma incredibile e meravigliosa per te.
Preferisco però parlarvi delle sensazioni che si sono alternate dentro di me come, penso, dentro tutte le persone che hanno fatto questo tipo di esperienza. All’inizio c’è stupore, stupore per tutto, e quella faccia da completa idiota che dicevo prima che non ti abbandona neanche quando dormi; poi c’è paura, paura di non essere all’altezza, di non riuscire a sfruttare al massimo quell’esperienza; alla paura subentra poi la voglia, voglia di fare, andare, conoscere, esplorare, provare, assaggiare, voglia di riempirti gli occhi di tutto ciò che c’è da vedere, di riempirti la testa di tutto quello che c’è da conoscere.
Questa voglia penso che sia l’unica cosa che valga la pena seguire, l’unica cosa che spinge a godere di quest’esperienza fino in fondo e che, sono sicura, molti di voi sentono come propria. Se avete quella voglia fate di tutto per assecondarla: se i vostri genitori non sono d’accordo, convinceteli; informatevi sui diversi programmi che offrono le varie agenzie, sulle agevolazioni che danno alle famiglie con basso reddito; se avete paura di stare un anno o sei mesi lontani dalle vostre famiglie, dai vostri amici, dalle vostre sicurezze sappiate che non si tratta di un addio. Una delle cose più belle, quando si torna, è riabbracciare le persone che sai che ti stavano aspettando e che sono diventate ancora più care con la lontananza.
Viaggiare è una delle cose più belle del mondo, ma ancora di più lo è sentirsi a casa in un posto che è a migliaia di chilometri dal posto che prima consideravi la tua unica casa e sentirsi bene con persone che fino a pochi mesi prima consideravi sconosciuti. Insomma, passare un periodo di tempo all’estero è una delle esperienze migliori che si possano fare a quest’età. Certo, non è privo di difficoltà, ma vi posso assicurare che tutti i momenti brutti passati prima, durante o dopo il viaggio sommati vi serviranno a crescere e a rendere ancora più bella la vostra esperienza.

Chiara Porcu, V A Linguistico 2012-2013

Quando: dal 15 gennaio al 30 giugno 2012
Dove: Gold Coast, Queensland, Australia
Scuola: Palm Beach Currumbin State High School
Associazione: STS

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